mercoledì 26 novembre 2014

ANTIPASTI DI BORDIGHERA: PEPERONCINI RIPIENI

 Statistiche
 
 

DOSIPer 500 grammi di peperoncini.
  
INGREDIENTI
500 gr. peperoncini piccanti rotondi.
Per il ripieno: 4 acciughe sotto sale, 2 cucchiai capperi sott'aceto, 200 gr. tonno sott'olio sgocciolato.
Per la cottura: 250 ml. aceto di vino bianco, 2 foglie alloro, 3 chiodi di garofano, 3 grani ginepro, mezzo cucchiaio origano, pepe, sale. 250 ml. di vino bianco.
  
PREPARAZIONE
Lavate i peperoncini piccanti, togliete loro il picciolo. Con un coltellino scavateli e svuotateli completamente aiutandovi con un piccolo cucchiaino. Versate in una casseruola il vino bianco, l'aceto e aggiungete le spezie e il sale, poi portate il tutto a ebollizione. Al primo bollore, buttateci dentro i peperoncini e fateli cuocere per 3-4 minuti a fuoco dolce, poi scolateli e poneteli capovolti su di un canovaccio pulito ad asciugare per alcune ore (i peperoncini devono essere molto asciutti, perché più asciutti saranno e più si conserveranno), meglio per tutta una notte. Preparate il ripieno dei peperoncini, ponendo in un mixer il tonno, i capperi e le acciughe precedentemente sminuzzate con un coltello. Usate il mixer solo per qualche istante, giusto il tempo che serva affinchè gli ingredienti si amalgamino, facendo attenzione però che il tonno non perda la sua fibra diventando cremoso. Togliete il composto e ponetelo in una ciotola, amalgamatelo con un mestolo e, servendovi di un piccolo cucchiaino, riempite i peperoncini uno ad uno. Prendete dei vasetti sterilizzati e riempiteli con i peperoncini ripieni, avendo cura di posizionarli ben dritti con la parte bucata verso l'alto; riempite i vasetti di olio fino a coprirli completamente, poi tappateli e poneteli in un luogo fresco, asciutto e buio. I peperoncini piccanti ripieni di tonno acciughe e capperi, se ben conservati, si mantengono anche per un anno.
 

giovedì 20 novembre 2014


I CATARI A SEBORGA

I Catari a Seborga
Il Re di Francia e le baronie del nord avevano ceduto ai richiami del Papa.
La crociata indetta dal Papa Innocenzo III nel 1209 contro l'eresia catara in Occitania, volgeva al termine, la roccaforte di Montségur cadeva nel    marzo del 1244, ai piedi del maniero 205 catari andarono al rogo per non convertirsi al cattolicesimo romano. Undici anni dopo, si arrendeva l'ultima roccaforte di Queribus. Con l'eliminazione dell'eresia catara, veniva  occupata definitivamente dai francesi l' Occitania (L'Occitania includeva il Massiccio Centrale e si estendeva dai Pirenei alle Alpi piemontesi, dalle coste dell'Oceano Atlantico fino al mar Mediterraneo).
Migliaia i catari uccisi a causa di una fede che solo aveva la colpa di interpretare diversamente il Cristianesimo, moltissimi quelli fuggiti per non cadere sotto le grinfie della “Santa” Inquisizione. Per scampare alla persecuzione, quelli che venivano chiamati anche “ Perfetti, Buoni Uomini e Buone Donne “, con i loro Vescovi Catari, dall'Occitania si rifugiarono presso la Comunità italiana a Sirmione sul Lago di Garda, ma in seguito, anche in Italia la persecuzione li colpì. Nell'Arena di Verona ben 174 Catari morirono al rogo. Molti altri fuggendo dall'Occitania in fiamme, non volendosi convertire al Cattolicesimo, né divenire francesi, trovarono rifugio nelle vallate nizzardo - liguri.
Le alture di Seborga già dal secondo secolo ospitavano comunità proto cristiane intrise di celticità, in seguito gruppi di religiosi cristiani giunti dalla Grecia, e gli Antoniani. Intorno al 600 i religiosi occitani chiamavano Spulga de Sebaste (Spulga, grotta) Seborga. Nel 732, in seguito alla sconfitta di Poitiers, gli arabi scendono sulla costa mediterranea e distruggono il Monastero di Lerino, anche i monaci dell'isola di Sant'Onorato trovano rifugio presso l'eremo di Santa Giusta a Seborga.
Papa Gregorio VII e l'Imperatore Arrigo IV nel 1079, avevano fatto di Seborga un “Principato Imperiale” del Sacro Romano Impero (il Papa precisa: - per antica, esercitata consuetudine).
Il territorio di Seborga ritrovatosi “Nullius Diocesis”, cioè al di fuori di ogni  competenza Vescovile, divenne occasione di ulteriore rifugio per le eresie post millennio. Oltre ai Catari, in Occitania vi erano altri eretici o comunque emarginati dalla società del tempo. Con un comune destino, vivevano i Cagots, così chiamati per disprezzo. Considerati nell'insieme con i Catari, le loro origini per alcuni sono divergenti. Tra le svariate ipotesi si pensa siano discendenti dei  Visigoti, pre Celti, Ebrei, Saraceni, o Gitani. I Cagots dovevano girare sempre con uno stemma raffigurante una zampa d'oca gialla su fondo rosso. Di norma vivevano fuori dai castelli e i villaggi a distanza di bosco o divisi da un semplice ruscello.  Essi, esclusi dalle comunità, furono però grandi costruttori in pietra, e furono usati per la loro bravura, per la costruzione di edifici militari e religiosi fino al XVI secolo.
I Catari-Cagots erano anche chiamati “ Chrestians o Crestiaas”.
In parte dispersi i monaci di Santa Giusta e gli Antoniani, i Catari-Cagots già dall'anno mille sono presenti a Seborga, fuori le mura sul colle antistante a sud del villaggio.  Su questa collina tempo addietro furono trovate mura di basamento, ossa e pietre con graffiti e croci incise. Il luogo è ancora oggi chiamato “ai Cateri”.  Questa comunità eretica che lì viveva, aveva un  proprio cimitero qualche centinaio di metri a valle della collina, in un luogo pianeggiante detto “Cimitero dei Catari”. Decenni fa purtroppo scomparve nel “progresso”, ma il Principe Giorgio Carbone ricordava benissimo da giovane di averne visto le lapidi in pietra.
I Catari costruirono  in Seborga, dove vi erano possedimenti dei monaci di Lerino, a San Michele di Ventimiglia, Varaze e Olivetta e nella vallate vicine. In seguito a questa comunità di eretici verrà assegnato un terreno più lontano dal villaggio di Seborga. Essi si trasferirono ai piedi del Monte Caggio ( a monte di Negi-Fumei), prima fondando il borgo denominato “ i Peverei” ed in seguito costruirono un poco più sù “ i Crestiai” (o Cristiai), località che ancora oggi porta il nome con cui venivano chiamati nel XIII° secolo. Nel corso dei secoli, questa comunità di eretici scalpellini della pietra, con molta probabilità si è integrò con la popolazione circostante, rimase la memoria e l'originale toponimo a testimonianza della loro presenza.
Sulla collina che fu il loro primo insediamento, a fine XIII° secolo ritornarono i monaci Cassinensi di Santa Giustina di Padova, ed edificarono l'attuale Cappella di Santa Giusta.
La condivisione dei Catari occitani e dei Monaci di Padova dell'antico eremo, unisce a Seborga simbolicamente i roghi occitani e veneti che spensero questa libera interpretazione del cristianesimo.
Ci piace supporre, che sulla collina di Santa Giusta, luogo considerato sacro dai catari, la tradizione dei “fuochi fatui”, presente fino al secolo scorso,(di cui si ha il ricordo, ma si è persa la motivazione recondita), fosse testimonianza di quel particolare passato storico-religioso.
AIRESIS (eresia)
Esso indica il procedimento mentale, secondo il quale si ha inclinazione o si sceglie un insieme d'idee, corrispondenti alla propria spiritualità, nonché ai propri convincimenti .
ERESIA: la parola deriva dal greco Hairesis, che significa “scelta”.

Stefano Albertieri
20 novembre 2014

fonte:bordighera.net 





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